Ci si aspettava che il comparto del turismo potesse soffrire questa estate a causa della pandemia di coronavirus, ma i dati di uno studio condotto da CST Firenze ci regalano purtroppo una fotografia devastante di quello che è uno dei principali settori che trainano l’Italia a livello economico.
Alberghi e hotel percepiti come non sicuri
Un problema che si è andato consolidando nonostante la recente ripresa della mobilità nazionale e internazionale: le prenotazioni non decollano, soprattutto per ciò che concerne alberghi ed hotel. In molte regioni italiane è stato notato come le persone preferiscano affittare una casa anche per lunghi periodi di tempo piuttosto che pagare per soggiornare in albergo. Non importa che il servizio sia ottimale, sicuro, completamente in linea con le guide messe appunto per combattere l’epidemia: in qualche modo la paura di assembramenti tiene le persone vicine a casa e soprattutto non propense a prenotare in una struttura.
La previsione per i tre mesi estivi di questo anno non è delle migliori: si pensa che si arriverà a 12,8 milioni di viaggiatori e 56 milioni di pernottamenti in meno rispetto all’estate del 2019. A livello di fatturato si parla di 3,2 miliardi di euro persi di cui, secondo la ricerca, il 52% per le attività extra-alberghiere e il 48% per lo stesso comparto alberghiero. Statisticamente gli esperti comparano l’estate del 2020 a quella del 1998, conosciuta finora come la peggiore in quanto a prenotazioni.
Manca il supporto dei turisti stranieri
Come già anticipato il vero problema è il calo di visitatori stranieri: su 56 milioni di pernottamenti perduti almeno 43 milioni devono essere attribuiti proprio a tutti coloro che venivano a visitare l’Italia dall’estero.
Sebbene molte realtà, a partire dai camping fino ad arrivare ai centri turistici più completi, sono ripartiti e nonostante il calo sembrano riuscire comunque a portare avanti una stagione, gli alberghi soffrono in maniera incredibile la crisi derivante dell’emergenza, soprattutto nella zona nord ovest dell’Italia. Dovrebbe salvarsi in parte il sud con le isole, grazie a specifiche località alle quali sembra che i turisti non vogliano rinunciare nemmeno in questa situazione particolare.
Un problema che non ci si aspettava di avere era quello della caduta non solo della domanda ma anche dell’offerta: è stato stimato che sono almeno 23 mila le strutture alberghiere che questa estate non riapriranno. Alcune hanno dovuto diminuire la propria disponibilità perché non riuscivano altrimenti a rispettare le norme di distanziamento sociale: secondo i maggiori esponenti del settore serve una svolta che dovrà arrivare in fretta se si ha intenzione di salvare il comparto italiano del turismo e i suoi lavoratori.