Chi non è affascinato dal deserto? Quello classico, biblico, fatto di sabbia, dune, sole e paura millenaria?
Un tipo di viaggio particolare, di sicuro non per tutti: sia soli che in compagnia, partire con jeep, delle tende ed alimenti sufficienti per raggiungere ogni volta un’oasi o un villaggio non è un’impresa facile.
Una via da percorrere se si vuole davvero provare l’ebbrezza dell’avventura è quella che un tempo, le carovane, percorrevano in 52 giorni: Ceuta, Erfoud, Rissani, Ouarzazate, Zagora. Una corsa contro il tempo entrando e uscendo dalle porte del deserto per raggiungere, infine, Tombouctou.
Alle spalle Ceuta, un luogo senza identità, tra colonizzazione spagnola e terra magrebina, un confine segnato dall’uomo senza rispetto della natura che unisce. Ceuta infatti è una città autonoma, che non appartiene a nessuna regione, a nessuno Stato.
Sin dall’età classica Ceuta è conosciuta per essere una delle Colonne d’Ercole: superato lo stretto braccio di mare che la separa d Gibilterra e segna la fine del Mar Mediterraneo, tutto era ignoto.
Ceuta si trova infatti sulla punta più settentrionale del territorio marocchino, del quale costituisce un’enclave. Il territorio è costituito dalla punta di questa penisola e dalla minuscola penisola, chiamata Penisula de Almina, collegata al resto del continente da uno strettissimo lembo di terra.
E’ sconsigliato percorrere la P99, la statale che cavalca il Rif, la catena motuosa che corre parallela alla costa mediterranea. Ma il Rif è una distesa di foreste di cedri e querce da sughero, imperdibile.
Perciò, con una guida Tuareg, si può vivere un’esperienza unica tra gli hammada (vasti altipiani frastagliati), i reg (distese di pietre e ghiaia dove crescono radi cespugli) e le kasbah, le città del deserto, che insieme all’erg (il deserto) caratterizzano queste zone del Marocco.
Cercare di mangiare occidentale, oltre ad essere rischioso, è anche un peccato, perché la cucina marocchina ha sapori speziati ma non troppo forti. I piatti più comuni sono il couscous e la tajina, carne e verdura cotte insieme in una particolare pentola di terracotta. La bevanda che accompagna tutto è il tè verde aromatizzato con foglie di menta.
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