Influenze indiane e occidentali a Goa si sentono tutte a tavola e sono le stesse che rendono i piatti così particolari e apprezzati anche dai turisti, con palati fini e abituati ad altre tradizioni tra i fornelli. Del resto in un paradiso tropicale dove i ritmi di vita sono lenti e i panorami mozzafiatto, non solo sulle spiagge, nei secoli il tempo di dilettarsi tra i fornelli non è di certo mancato. Chi si trova da queste parti può scegliere di rilassarsi ad esempio a Velha Goa, Vecchia Goa, l’ex capitale portoghese in India o visitare quella attuale che è Panaji. Qui non potrete non sceglierne di gustarne le specialità. Si tratta, tra l’altro, di uno dei pochi luoghi del Paese dove nel menù compare pure la carne di manzo o maiale.
Le pietanze hanno in comune quasi tutte una cottura laboriosa e non veloce, già a partire dal vindaloo di maiale e tutte sono condite con spezie, alcune delle quali utilizzate nelle occasioni di festa della comunità cattolica. A seconda dei condimenti, vengono fuori i diversi approcci alle varie tradizioni. La spruzzata di aceto è tipica di un cuoco cristiano, tamarindo e kokum che è un frutto rosso dal sapore aspro e penetrante, viene scelto dagli indu. Chi ha a disposizione del pesce fresco, invece, non di rado lo trasforma in curry di pesce marinato al limone cotto con mango o in un piatto di pesce aspro e piccante.
A tavola, potete anche provare ad assaggiare una bevanda molto alcolica detta feni, che è disponibile nelle versioni distillate dalla linfa di cocco o dalla noce di acagiù. Si mescola ai succhi di frutta per creare dei cocktail dissetanti. Tra i dolci, mai dimenticare una sorta di crepe a strati ricca di uova, aromatizzata con noce moscata cotta per ore a fuoco lento. Il periodo migliore per visitare quest’area dell’India, va da ottobre a marzo. Aprile e maggio sono torridi e poi arrivano i monsoni.