Siamo in Senegal, il Paese in cui un terzo della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno e le strade sono inondate da 50 mila mendicanti, la maggior parte dei quali sotto i 7 anni. Ma è anche il Paese che ospita il più grande monumento al mondo, costato circa 20 milioni di euro e costruito da un’azienda nordcoreana: si tratta di un’enorme statua di bronzo alta 49 metri, posta su una collina alta 100 metri. Raffigura un uomo africano che tiene una donna per mano e un bambino in braccio e simboleggia la rinascita dell’Africa: per questo è rivolta verso l’Oceano Atlantico, sull’estrema punta della costa più occidentale del continente.
Voluta dal Presidente Abdoulaye Wade – in carica da 10 anni – secondo cui avrebbe portato un incremento turistico a Dakar, ma detestata dai senegalesi, è stato uno smacco non solo all’estrema povertà e alle problematiche sociali irrisolte nel Paese, ma anche alla religione islamica che vieta la riproduzione di immagini umane. Il giorno della sua inaugurazione, che ha coinciso con il cinquantesimo anniversario dell’indipendenza del Senegal dalla colonizzazione francese, il popolo di Dakar ha sfilato per le strade chiedendo le dimissioni di Wade, con striscioni che calcolavano quanti ospedali si potrebbero costruire con la cifra spesa per il monumento. “Più che la rinascita dell’Africa”, gridavano, “questo colosso di bronzo simboleggia la distanza tra ricchi e poveri”.
Quest’opera faraonica infatti, che fa venire il capogiro a guardarla e a cui fanno da guardia diversi militari armati, è ora al centro di una forte polemica. La popolarità del Presidente Wade, che ha dichiarato di voler tenere per sé e la sua famiglia il 35% dei ricavi turistici generati dalla statua, è messa a dura prova. L’opposizione punta il dito su una scelta d’elite che va ben oltre le priorità del Paese; i gruppi per la parità dei sessi vedono la statua come un’offesa per la donna; gli artisti la accomunano allo stile leninista e affermano che non ha niente a che fare con l’arte africana; i musulmani inorridiscono perché la considerano una beffa alle leggi morali dell’Islam. Uno scandalo diplomatico che tiene il Senegal in una confusione politica e sociale senza precedenti e che durerà almeno per i prossimi mesi.
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