Il famoso Jet Lag, termine sempre più utilizzato con l’aumento esponenziale dei viaggi negli Stati esteri, si verifica tutte le volte che l’organismo umano subisce un brusco cambiamento che altera momentaneamente il ritmo che regola il ciclo sonno veglia. Per alcune persone questo non significa nulla di particolare e, a parte qualche momento di stanchezza maggiore, non vivono le differenze di fuso orario con enormi disagi. Per altri, invece, è un vero e proprio incubo e si ritrovano a perdere i riferimenti legati agli orari di avvicendamento fra luce del giorno e buio della notte. La necessità di modificare le proprie abitudini, quindi, può causare tutta una serie di disturbi quali mal di testa, senso di nausea, sensazione di affaticamento, mancanza di sonno e insofferenza del tono muscolare.
Si calcola che circa il 95 per cento di coloro che compiono viaggi intercontinentali presentano almeno alcuni di tali problemi e, in qualche caso, addirittura, il rischio è di compromettere la vacanza in corso. Se si parte verso gli Stati Uniti o il Canada, ad esempio, si riesce a recuperare un’ora e mezza al giorno, mentre se si viaggia verso l’Estremo Oriente, il recupero è di un’ora al giorno e ciò significa che il corpo impiegherà più tempo per adattarsi.
Uno dei “trucchi” principali per tentare di arginare il disagio è quello di provare ad adottare l’ora locale il prima possibile e se, ad esempio, si atterra in una zona dove è ancora giorno quando noi saremmo già a letto, cercare di restare svegli fino a quando non arriva il buio. Se non strettamente necessario, inoltre, sarebbe meglio evitare l’utilizzo di qualsiasi tipo di farmaco ; si può provare con gli integratori a base di melatonina, ma è sempre meglio consultare prima il medico e preferire una dieta ricca di proteine. E’ meglio stare assolutamente lontani, infine, da alcolici e caffè che aumenterebbero soltanto tensione e nervosismo.