Si parla sempre di più di blocco viaggi USA, ma cosa significa? Il turismo subirà delle conseguenze? Chi sarà colpito in maniera più forte?
Come funziona il blocco viaggi USA
Sono tutte domande che le parole blocco viaggi USA attirano e giustamente. Per farla breve l’amministrazione di Donald Trump ha creato un elenco di 43 paesi, tra i quali figurano anche la Russia e l’Iran, che potrebbero essere vittime di restrizioni di viaggio.
Ciò che il blocco viaggi USA in preparazione avrà in serbo partirà da un divieto totale per arrivare a una intensificazione pesante dei controlli. Per quanto in molti stiano già allarmandosi, va detto che al momento questa lista è semplicemente una bozza non ancora approvata.
Gli Stati coinvolti vengono divisi in tre fasce: quella rossa, quella arancione e quella gialla. Al momento questi sono i paesi teoricamente presenti nella lista rossa ai quali è impedito totalmente l’ingresso all’interno degli Stati Uniti: Afghanistan, Bhutan, Cuba, Iran, Libia, Corea del Nord, Somalia, Sudan, Siria, Venezuela e Yemen.
Nella fascia arancione sono invece presenti: Bielorussia, Eritrea, Haiti, Laos, Myanmar, Pakistan, Russia, Sierra Leone, Sudan del Sud e Turkmenistan. Mentre in quella gialla possiamo riscontrare: Angola, Antigua e Barbuda, Benin, Burkina Faso, Cambogia, Camerun, Capo Verde, Ciad, Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo, Dominica, Guinea Equatoriale, Gambia, Liberia, Malawi, Mali, Mauritania, St. Kitts e Nevis, St. Lucia, Sao Tomè e Prìncipe, Vanuatu e Zimbabwe.
Per quanto riguarda il blocco viaggi USA gli Stati presenti nella fascia gialla hanno 60 giorni dall’entrata in vigore di questa decisione per poter evitare l’inserimento nella lista arancione. La presenza all’interno del gruppo di questo colore coinvolgerebbe delle restrizioni.
Maggiori controlli e divieti
Deve essere sottolineato però che mentre i viaggiatori d’affari benestanti potrebbero non incontrare problemi, chi viaggia con visti turistici o di immigrazione potrebbe essere fermato. E sarebbero inoltre obbligatori dei colloqui di persona. La scusa addotta per la creazione di questa lista? Quella di rilevare con più facilità le minacce alla sicurezza nazionale.
In realtà un approccio di questo genere rischia solamente di far calare ulteriormente il flusso turistico nei confronti degli Stati Uniti che, dall’elezione di Donald Trump, sembra essere sceso in maniera importante.
In generale nessun paese europeo soffrirà di queste restrizioni e non dovrebbero esservi cambiamenti di sorta. Ma è impossibile non notare come questa chiusura avrà comunque importanti ripercussioni su un settore come quello turistico. Già semplicemente facendo sentire meno sicuro il viaggiatore che avrà paura di organizzare un viaggio. Nei confronti di uno Stato che improvvisamente sembra aver perso quella connotazione alla libertà e al benessere avuta fino a poco tempo fa.