Bangkok mi somiglia in fondo ed è per questo che la amo e mi sento a casa. Impetuosa, piena di contraddizioni, frenetica, bisogna viverla sin dal proprio arrivo in aeroporto. C’è chi la odia e chi, irrimediabilmente, se ne innamora. Il traffico eccessivo, i movimentati quartieri notturni, la confusione di turisti che affollano i monumenti, però, si placano mentre osservi il fiume Chao Phraya, che regala il meglio della sua vista dalle rive o dall’alto di lussuosi alberghi come il moderno The Peninsula, dove ho cenato di recente o lo storico e impeccabile Shangri-La. Uno dei piaceri imperdibili per entrare nel cuore della città e percepirne il vero carattere, è quello di concedersi un giro in barca lungo il fiume, magari nel primo pomeriggio o di mattina presto. L’atmosfera è romantica ma è da soli con se stessi che si intraprende questo piccolo viaggio alla scoperta delle modeste case su palafitte, dove la vita tradizionale thailandese si svolge ogni giorno, dove agli angoli varani dalla lingua biforcuta (e in parte spaventosi) sembrano osservarti con aria minacciosa. Il costo è limitato ed è differente a seconda delle fermate, ma passare semplicemente da una riva all’altra, ha un costo che non supera l’euro, poco più di 40 bath, la moneta locale. Il giro in barca che si può effettuare con i tanti battelli locali o, semplicemente con le imbarcazioni degli hotel, se si soggiorna in uno di quelli costruiti sulla sua riva, può apparire una attività turistica. Tuttavia, è uno di quei tour da provare facendo sosta nelle fermate di interesse, a cominciare da quella che permette di vedere da vicino il Wat Arun o Tempio dell’Alba o quella che porta verso il mercato dei fiori, assolutamente tipico a Bangkok. Sarà più facile, dunque, vedere come si prepara una ghirlanda di benvenuto o osservare come viene sistemato il fiore di loto prima di una offerta ad un tempio buddhista. Il battello per pendolari classico è il Chao Phraya River Express con fermate sulla riva occidentale e in quella orientale, di queste acque che di solito sono placide e riscaldate da un sole dai raggi intensi, anche nel periodo monsonico quando il cielo è coperto. Può essere una idea visitare i siti a est usando durante la giornata il traghetto e poi tornare lungo la riva occidentale. In questo caso con una long-tail boat si pagano circa sette euro all’ora. Le express boat si riconoscono subito perché sono bianche e rosse e le vedrete solcare il fiume ogni venti minuti, dalle sei del mattino alle 18, ma qualunque sia la vostra scelta i luoghi di interesse sono molti. Tra i templi, a Thon Buri, lontano anni luci dall’aspetto chiassoso cittadino, potrete fermarvi a Wat Thammachat, con i dipinti murali e a Wat Thong Noppakhun, con i pannelli in bronzo che raccontano della vita del Buddha. Vicino al Mercato di Pak Khlong, dietro il molo, c’è anche la zona di Little India. Bellissimo poi il Wat Prayun, che risale al XIX secolo ed è noto per la collinetta centrale ricca di chedi e gli alberi di frangipani. Le alternative, comunque sono tantissime e si può curiosare verso la zona del Museo Nazionale o lasciarsi trasportare osservando il panorama, ma in questo caso meglio la barca per intrufolarsi come ho scelto io tra i canali (khlong) di Thon Buri. Qui sarà più facile dare una occhiata alle case tipiche sul fiume, ai ragazzi che trascorrono le ore imparando un mestiere o gustando una birra all’ombra o, ancora, notare le mamme che accudiscono i figli e svolgono le faccende domestiche, mentre il mondo sembra correre all’esterno non notando nemmeno la loro presenza. La rete di canali attraversa risaie, giardini e orti e tra una abitazione su palafitta e l’altra, ecco che c’è sempre qualche tempio in costruzione. Per non perdersi il meglio di questa esperienza ci sono i cosiddetti taxi fluviali che partono ogni trenta minuti, al costo di circa 30 centesimi o, come detto, i long-tail che di solito organizzano un giro di un’oretta. Ricordate però, più ci si addentra nei canali, più si scopre un paesaggio genuino e tradizionale. Photo Credit: Francesca Spanò Un particolare ringraziamento all’Ente del turismo thailandese di Roma e a Daniela Di Monaco e Michela Capriotti