Sono almeno sessanta, ma forse anche di più, i tipi di pane che si possono assaggiare in giro per le Dolomiti e tutti davvero delizioni; qualcuno parla addirittura di cento preparazioni differenti. Quello che è certo di sicuro è che, quando si va in vacanza, tra mare, montagna, monumenti e passeggiate, l’aspetto culinario ha la sua importanta e va tenuto sempre in alta considerazione. In tal modo, del resto, si conoscono pure meglio le abitudini di un popolo e le sue tradizioni a tavola e anche fuori dalle quattro pareti domestiche. Parecchi villaggi sono piuttosto isolati e, quindi, l’arte dietro ai fornelli ha trovato grande sfogo e le varietà hanno cominciato, così, a moltiplicarsi. Ognuna della comunità ha deciso di personalizzare e rendere unica la ricetta di base, offrendo quindi ai visitatori una ampia scelta.
Bisogna notare, inoltre, che più si andava in alto e più crescevano alcuni tipi di cereali, adatti ai climi più freddi. E’ il caso della farina di segale che in percentuale è sempre stata più utilizzata a maggiori quote. Da qui, poi, ci si è spostati verso i condimenti, tutti a base di erbe, spezie e semi. Il sapore forse più tipico del posto, lo si può ritrovare nella Trigonella, o fieno greco, che presenta tutta la tipica tradizione amarognola che non è raro incontrare da queste parti.
Lo Schuttelbrot, invece, si può conservare per un anno, appare molto basso ed è preparato con la farina di segale, lievito acido e semi di cumino. Non ha mollica all’interno. C’è, poi, la Puccia Pusterese, che pesa mezzo chilo ed ha la crosta scura. Si prepara con due terzi di farina di segale e uno di frumento, con trigonella, semi di finocchio, cumino e coriandolo. Molto tipici i pani alla frutta Kletzenbrot, mentre i Brezel sono ciambelline a forma di anello intersecato da una croce, tanto per citare le ricette più famose.