E’ conosciuta come la sindrome di Wanderlust: parliamo della mania di viaggiare, per forza e a tutti i costi. Ne affetto chi già si impegna a organizzare il viaggio successivo appena tornato a casa.
Cosa è la sindrome di Wanderlust
Non esiste un vero e proprio corrispettivo italiano per la sindrome di Wanderlust. Possiamo semplicemente indicare in questo modo il desiderio di viaggiare che diventa una vera e propria pulsione profonda al movimento.
Chi è affetto dalla sindrome di Wanderlust non può essere considerato un semplice appassionato o un semplice turista. In questo caso parliamo di qualcuno che viaggia per il gusto di farlo e non per vedere qualcosa nello specifico.
Con questo termine, in generale, vengono classificati quelli che bonariamente sono chiamati come i vagabondi del terzo millennio. In realtà la parola, di origine germanica, entra nel vocabolario anglosassone intorno all’inizio del ‘900 unendo i termini camminare e desiderio. In questo caso parliamo quindi di un viaggiatore che ha un impulso sfrenato di muoversi da un posto all’altro, senza stazionare, alla ricerca di nuove esperienze.
Perché parliamo di sindrome? Perché nonostante tutto qualche problema lo comporta. Anche a voler ignorare la componente emotiva e psicologica di coloro che sono affetti dalla sindrome di Wanderlust, non possiamo ignorare quella economica. C’è chi spende davvero tutto quello che ha per viaggiare, zaino in mano, puntando sulla propria capacità di riuscire a guadagnare abbastanza per potersi permettere di ripartire quasi nell’immediato.
Va detto che se non si hanno problemi di budget, questa sindrome non è praticamente pericolosa, se si riesce a evitare la trasformazione della frenesia in uno stato patologico. Anche perché in quel caso la voglia reale di viaggiare rischia di trasformarsi nel desiderio di fuggire da se stessi. E questo non va affatto bene.
Casistica studiata a livello scientifico
Secondo uno studio condotto dalla Northwestern University e pubblicato su BMC Evolutionary Biology la sindrome di Wanderlust potrebbe essere riconducibile a un genere specifico, il DRD4, che sarebbe affetto da una mutazione. Questa stimolerebbe una maggiore produzione di dopamina collegabile a uno stato di euforia e irrequietezza.
Se la persona affetta da questa mutazione viene sollecitata nel modo giusto, riesce a trasformare lo stimolo in azione produttive. Nella maggior parte dei casi questa frenesia può trasformarsi proprio nella necessità di viaggiare in modo continuo.
Dobbiamo sottolinearlo: essere affetti dalla sindrome di Wanderlust non è un male se si riesce a tenere sotto controllo il tutto senza trasformarlo in una patologia. Nel caso ci si renda conto di esagerare non è male, comunque, cercare un aiuto professionale.