Castelmola (Messina) è un paese che pochi conoscono, perché pochi, sottraendosi alle dolci attrattive di Taormina, decidono di affrontare i tornanti di un colle per spingersi fino a quassù. Arrivati a destinazione scoprono due sorprese inebrianti e non vorrebbero più andare via.
La prima è un panorama da capogiro che va dalle pendici dell’Etna alle coste calabre, la seconda è il vino alla mandorla, un elisir dal colore ambrato nel quale si fondono i profumi migliori della Sicilia. Quelli delle pregiate uve di zibibbo, delle mandorle amare, dei fiori d’arancio e, forse, anche di gelsomino. Ma è inutile chiedere con precisione. Ognuno qui ha la propria versione riguardo essenze e dosaggi ma la ricetta autentica è circondata da un alone di mistero e a contendersene le origini sono due storici caffè. Cercandoli, si visitano gli angoli più belli del paese. Come piazza sant’Antonino, una splendida terrazza sospesa sul mar Jonio, dove, di fronte ai ruderi del castello normanno, si trova, dal 1907, il Caffè San Giorgio (0942.28228). Il fondatore, don Vincenzo Blandano, è ritenuto, dai più, l’inventore del vino aromatizzato alla mandorla, che in suo onore fu definito blandanino. Gli attuali proprietari custodiscono la sua eredità: una riserva speciale del vino e una raccolta di volumi con gli autografi degli ospiti illustri, da Rolls Royce a Rockfeller.
Procedendo lungo via De Gasperi, tra negozi di terracotte e stoffe ricamate, si arriva nella piazzetta del Duomo. Qui, sulle belle terrazze del Caffè Turrisi (0942.28181), dal 1947 il vino mandorlato viene servito come aperitivo o utilizzato come aromatizzante di torte e pasticcini. E poiché da Bacco a Priapo, il dio della virilità, il passo è breve, nelle salette interne l’estroso cavalier Turrisi ha esposto con nonchalance una ricca collezione di simboli fallici provenienti da tutto il mondo. Così all’euforia regalata dal vino si aggiunge l’auspicio di una vita prospera. Non si può davvero chiedere di più!