Quando si pronuncia la parola Seychelles, l’effetto è immediato e lo stesso vale per altri paradisi come Polinesia, Mauritius e Maldive, tanto per fare qualche esempio, in quanto simbolo di mondi tropicali dedicati a pochi e dove trovare un totale relax fra acque cristalline e sabbia dorata. Oggi, per fortuna, queste mete sono raggiungibili più o meno da tutti; magari qualcuno dovrà compiere qualche sforzo economico in più o raccogliere del denaro per una quantità maggiore di tempo, ma per una vacanza tanto sognata vale certamente la pena di fare un sacrificio. Se parliamo, ad esempio, proprio delle Seychelles, dopo averne decantato spiagge e paesaggi, bisogna puntare l’attenzione pure su altri aspetti spesso tralasciati, ma non certo di minore importanza, come le danze e la cucina.
Le musiche e i balli da queste parti, furono introdotti dai colonizzatori e dagli schiavi e, in pochi decenni sono diventati fondamentali per la cultura creola, tanto da rappresentarne in pieno le tradizioni più profonde. Si assiste, quindi, ad un ritmo continuo, tipico africano e di solito preferito la sera intorno ad un fuoco sulla spiaggia o circondati dal verde. Gli strumenti scelti sono di solito il séga e il tambour-séga, con un corpo di risonanza costituito da un tronco vuoto di palma di cocco. Oggi non mancano, comunque, pure la chitarra, la fisarmonica, il triangolo e il violino.
Particolarmente apprezzata è pure la cucina da queste parti, in gran parte a base di pesce ovviamente, tanto che è stato calcolato che gli abitanti arrivano a consumarne 85 chili ogni anno, un vero e proprio record mondiale. Non manca quasi mai nelle pietanze la noce di cocco. Del resto è una pianta semplice da coltivare che richiede sole, acqua e la cura della natura. Piuttosto amata alle Seychelles è pure la cannella, tanto che soprattutto in passato, agli inizi del Novecento, soltanto a Mahé erano attive ben 82 distillerie di tale spezia, onnipresente anche oggi in parecchi cibi.